Milva's Last Krapp è una performance di teatro fisico, un dialogo tra due corpi in bilico tra controllo e perdita di controllo.

L'idea del progetto progetto nasce dall'esperienza privata di una dei due performer, Marta, che in seguito ad un incidente stradale ha cominciato ad osservare nel proprio corpo movimenti convulsivi, tracce di memoria sepolte nel corpo. La particolarità di tali sfoghi è che, oltre a poter venir autoindotti, il loro emergere ha un effetto liberatorio sulla performer, e non doloroso, come potrebbe apparire dall'esterno.

Marta rimane celata da un'altissima quinta di carta bianca e per tutto lo spettacolo si manifesta unicamente come presenza sonora. Il ritmo dei colpi diretti al suolo ed alla carta funge da partitura per l'intera performance e ne determina la temperatura energetica, entrando in dialogo con gli stimoli sonori offerti dall'altro perfomer, Piero. A quest'ultimo spetta il compito di raccontare attraverso il proprio corpo una possibile storia di Marta, aprendosi alla perdita del dominio di sé e della propria identità.

Milva è un espediente narrativo, onirico e grottesco, per raccontare una storia che non può venir raccontata. Si tratta di una storia surreale ed erotica, in cui un'energia fortemente femminile dialoga con il sesso maschile del perfomer, a cui spetta la responsabilità di infrangere la storia di Marta contro la più manifesta delle finzioni, solo per poi ricomporla nella verità della propria carne.

I segni che scandiscono la drammaturgia sono pochi ed essenziali: un paio di sandali di ghiaccio, qualche nota strozzata di una polverosa canzone romantica, Surabaya johnny, e la luce rossa di una lampada, che va poi mutando i propri colori, sfaldandosi, e ritrovando nel disordine cromatico una nuova uniformità.

Dalla fusione di questi elementi è nato l'ultimo nastro di Milva: una ballata smembrata per corpi infranti.

Interpretato da
Piero Ramella, Marta Lunetta
Ideato da Diretto da
Design del suono

Recite

Macchinazioni Teatrali (2016), Jump!, Milano, Italia

Milva's Last Krapp è una performance di teatro fisico, un dialogo tra due corpi in bilico tra controllo e perdita di controllo.

L'idea del progetto progetto nasce dall'esperienza privata di una dei due performer, Marta, che in seguito ad un incidente stradale ha cominciato ad osservare nel proprio corpo movimenti convulsivi, tracce di memoria sepolte nel corpo. La particolarità di tali sfoghi è che, oltre a poter venir autoindotti, il loro emergere ha un effetto liberatorio sulla performer, e non doloroso, come potrebbe apparire dall'esterno.

Marta rimane celata da un'altissima quinta di carta bianca e per tutto lo spettacolo si manifesta unicamente come presenza sonora. Il ritmo dei colpi diretti al suolo ed alla carta funge da partitura per l'intera performance e ne determina la temperatura energetica, entrando in dialogo con gli stimoli sonori offerti dall'altro perfomer, Piero. A quest'ultimo spetta il compito di raccontare attraverso il proprio corpo una possibile storia di Marta, aprendosi alla perdita del dominio di sé e della propria identità.

Milva è un espediente narrativo, onirico e grottesco, per raccontare una storia che non può venir raccontata. Si tratta di una storia surreale ed erotica, in cui un'energia fortemente femminile dialoga con il sesso maschile del perfomer, a cui spetta la responsabilità di infrangere la storia di Marta contro la più manifesta delle finzioni, solo per poi ricomporla nella verità della propria carne.

I segni che scandiscono la drammaturgia sono pochi ed essenziali: un paio di sandali di ghiaccio, qualche nota strozzata di una polverosa canzone romantica, Surabaya johnny, e la luce rossa di una lampada, che va poi mutando i propri colori, sfaldandosi, e ritrovando nel disordine cromatico una nuova uniformità.

Dalla fusione di questi elementi è nato l'ultimo nastro di Milva: una ballata smembrata per corpi infranti.

Interpretato da
Piero Ramella, Marta Lunetta
Ideato da Diretto da
Design del suono

Recite

Macchinazioni Teatrali (2016), Jump!, Milano, Italia